Storia

Schede economica comune di Castaneda

Castaneda pur essendo un piccolo paesino di montagna possiede alcune importanti infrastrutture: il centro scolastico [a cui accedono tutti gli scolari della Valle], una clinica, l’impianto intercomunale di depurazione delle acque, tre ristoranti ed una panetteria-pasticceria.
Queste infrastrutture ed altre imprese private garantiscono circa una settantina di posti di lavoro; comunque la maggior parte degli abitanti devono lasciare il proprio domicilio per esercitare la loro professione. Anche il settore agricolo ed alpestre che sin dalle origini e fino agli anni settanta-ottanta garantiva un reddito economico per buona parte della popolazione negli ultimi decenni ha subito un notevole calo. Per i motivi precedentemente citati il nostro Borgo, dal punto di vista professionale, può essere definito "luogo periferico di dimora" Comunque gli artigiani che esercitano in Paese oltre a sostenere e potenziare sempre maggiormente l`economia locale, con i loro prodotti e le loro opere contribuiscono ad evidenziare il rinomato nome di Castaneda; ragione per cui è lecito affermare che il nostro artigianato risulta essere un’ARTE.

Castaneda paese della valle Calanca

La valle Calanca è una tipica valle montana della Svizzera italiana. Si incunea nel Cantone Ticino con il quale confina a ovest (montagne della valle Riviera e della valle di Blenio). A est confina con la Mesolcina, a sud con Grono e a nord confina con i monti che la separano da S.Bernardino e dalla valle del Reno. Si addentra per circa 30 km fra pareti scoscese, da Grono (325 m.s.l.m.) al Pizzo Rotondo (2830 m.).
La strada che attraversa la valle non è molto larga, ma abbastanza spaziosa per il traffico locale. Appena sopra Grono, dopo due brevi gallerie stradali, c’è il nuovo ponte che unisce i due versanti della valle. Il fiume che attraversa la valle si chiama “Calancasca”. Essa nasce sopra l’alpe di Stabio e si immette nella Moesa. Questa valle ha veramente un fascino tutto particolare, donato dalle acque spumeggianti del fiume e dalle numerose cascate.
A nord delle Alpi, la Calanca viene spesso considerata come territorio appartenente al Cantone Ticino. Il fatto non può non meravigliare, considerando che i suoi abitanti parlano la stessa lingua dei ticinesi. Ma la valle appartiene politicamente ai Grigioni. Assieme alla Mesolcina, con la quale forma la Regione del Moesano, la valle Poschiavo e la Bregaglia, costituisce la minoranza di lingua italiana nell’unico cantone svizzero trilingue.

Sentiero storico Santa Maria i.C. - Braggio

Le zone toccate dal percorso sono: Santa Maria, Monti, Pian di scignan, Bolada e Braggio.
Una visita alla chiesa madre della valle Calanca, menzionata già nel 1219, vale la pena. Dalla torre di Santa Maria si gode di una fantastica vista circolare verso il Ceneri, la media Mesolcina e sui boschi di conifere di Castaneda e Santa Maria. Seguiamo il ben segnalato sentiero verso i monti Bald. A 1200 m. s. m. entriamo per la prima volta nel bosco di conifere – gruppi di alberi giovani spontanei si alternano al vecchio bosco. Trascuriamo la piana di Scignan con la sua brughiera alta e raggiungiamo il punto più alto della nostra gita a 1674 m.s.m. Qui si trova la cappella di Sant’Antonio de Bolada, costruita nel 1620, diroccata da decenni ed ora ricostruita con molto idealismo. A noi si dischiude una imponente vista della valle Calanca fino al Zapporto. Il luogo invita ad una sosta. La discesa verso Braggio attraversa un territorio selvaggio ed intatto. Già da centinaia d’anni questa via era il principale collegamento della Calanca interna con Santa Maria. I comuni interessati, con l’impiego di volontariato, stanno ripristinando questa via riportandola al suo antico splendore.

Carte geografiche:       

Grono 1294, 1:25’000

Tempo totale:              

3 ore

Distanza orizzontale:   

6,5 km

Dislivello in ascesa:     

719 m

Dislivello in discesa:    

354 m

Sentiero storico Grono - Santa Maria i.C.

Le zone toccate dal percorso sono: Grono, sentiero Menö, mulini Selva, Mola, Castaneda e Santa Maria.
Partendo dalla fermata dell’auto-postale di Grono, seguendo le indicazioni della segnaletica raggiungiamo per prima la frazione di Nadro. Il vecchio sentiero ci conduce alla vecchia strada per la Calanca attraverso boschi di castagno e di faggio. Lo seguiamo fino a che ci appaiono i mulini. Negli ultimi anni la zona a terrazze, con più di 500 metri lineari di muri a secco, è stata ripulita. In seguito attraversiamo il torrente Pisella ed arriviamo ad uno dei simboli di Castaneda, la recentemente ristrutturata “Selva Castanile Mola”. Ora abbiamo la possibilità, seguendo una imponente “Caraa”, di raggiungere Castaneda o di aggirare il villaggio ad ovest passando dal bosco protettivo. Il prossimo cartello indicatore ci segnala il “Sentiero del Circolo” che congiunge Buseno con Santa Maria. Dopo il bosco di larici si schiude a noi un bel panorama su Castaneda e sulle diverse valli laterali della Mesolcina, fin su al confine con l’Italia. Poco più tardi davanti a noi appare il villaggio di Santa Maria con suoi simboli, la chiesa e la torre.

Carte geografiche:       

Grono 1294, 1:25’000

Tempo totale:             

2 ore

Distanza orizzontale:   

5,5 km

Dislivello in ascesa:     

615 m

Considerazioni generali sul sentiero storico

Il sentiero tocca diversi paesi partendo dalla Val Mesolcina e finendo in Val Calanca. Le zone toccate sono: Grono, Castaneda, Santa Maria, Bolada e Braggio. Il sentiero è lungo 12 chilometri ed ha un dislivello in salita fra Grono e Bolada di 1334 Metri per poi discendere fino a Braggio di 381 metri. Per coprire tutto il tragitto a piedi bisogna calcolare 5 ore di marcia. Esso è di facile percorrenza e ben segnalato. Durante tutta la marcia si è sempre a stretto contatto con la natura e si potranno godere delle splendide viste sulla natura, sui paesini toccati dal tracciato e sulle valli Mesolcina e Calanca.

Il nome di Castaneda

Uno scrittore svizzero che visitò Castaneda scrisse in un suo libro che: “non ho mai visto nessun luogo così ricco di castagni, peri e meli come Castaneda”.
Questo pittoresco lembo di terra, merita di essere chiamato “il giardino della Calanca”.Il nome Castaneda deriva dai numerosi castagni che occupano la regione. Nel 1929, con una superficie produttiva di 139.5 ettari, si contavano 343 castagni, 363 meli e numerose altre piante di frutta.
In passato, ogni anno, si esportavano oltre 300 quintali di mele, pere e castagne.
Il nome di Castaneda non è noto solo in tutto il nostro Paese, ma anche all’estero: in Francia, Germania, Inghilterra, e addirittura nelle lontane Americhe, dove è sovente citato come una delle necropoli più interessanti dell’età del ferro.
Il paese progredisce, si sviluppa sempre più, nuove e bellissime infrastrutture sono nate in questi ultimi anni.
Castaneda è uno dei luoghi più importanti ed ammirati della Calanca; in autunno si possono apprezzare i bellissimi colori che questa varietà di alberi ci offre molto generosamente.
Anche per questo motivo Castaneda è stato e sarà soggetto di vari scrittori.

Castaneda e la sua necropoli

Sono state fatte molte ricerche e sono stati ritrovati molti suppellettili dagli studiosi i quali hanno potuto stabilire che la Calanca Esterna fu abitata prima di quella Interna.
Infatti gli studi fatti prima e durante gli scavi di Castaneda hanno dimostrato che questa regione fu abitata circa 500 anni prima dell’Era Cristiana da un popolo ligure-celtico.
Con questi scavi si è notato che Castaneda è uno dei primi luoghi nei Grigioni dove si possa provare l’esistenza di una colonia preromana. Questi abitanti dovevano appartenere ai Galli-Cisalpini, frammisti di Etruschi e Leponzi. Questa colonia preromana è la prima dell’epoca del ferro scoperta nella Svizzera Italiana.Castaneda è nota per la sua necropoli risalente alla prima età del ferro. Con l’età del ferro vediamo la civiltà del Ticino, della Mesolcina e della Calanca acquistare un carattere particolare, un’impronta locale.
Una necropoli è un cimitero, un antico luogo per sepolture.
Più di cento anni fa, negli anni 1875 e 1878, vennero alla luce tombe. Parte dei reperti trovati allora vennero depositati nel Museo Retico di Coira; gran parte degli oggetti trovati caddero nelle mani di stranieri e si trovano ora nei Musei di Berlino; altri, probabilmente, sono stati venduti in Italia, a Parigi e perfino in America.

La Chiesa

A partire dalla metà del V° secolo, esaminando i diversi reperti archeologici, si può constatare un sensibile influsso celtico.
I ritrovamenti del secolo scorso sono stati collocati in importanti musei esteri e svizzeri, mentre quelli più recenti si trovano al Mueseo Retico di Coira.
Castaneda non possiede degli archivi parrocchiali; o, meglio, nessuno se ne è mai interessato così che, attualmente, non si sa dove siano.
Fino a un po’ di anni fa Castaneda e S.Maria i.C. avevano, in comune, un parroco. Don Erminio Lorenzi è stato parroco per numerosi anni in questo delizioso paese, ma nel 1989 è deceduto. Così con la sua morte si è perso anche un gran patrimonio culturale siccome egli conosceva moltissime cose. Purtroppo non ha lasciato nulla di scritto e quanto si può apprendere viene raccontato soprattutto dagli anziani del paese.L’edificio sacro è stato menzionato attorno al 1590-1600; nel 1618 vennero fatti degli ampliamenti e nel 1864 venne costruito il campanile; negli anni 1932-1933 vennero ricostruite la navata e la facciata.
Esternamente alla navata, terminante con un coro più basso e stretto, si affianca a nord il campanile a pianta quadrata con doppia cella campanaria, attico e tetto piramidale.La navata interna è ricoperta da un soffitto a cassettoni moderno e si conclude con un coro quadrato voltato a crociera.
Ai lati delle pareti esterne del coro, si trovano due altari con tele in cornici linee policrome del 1932: a sinistra, l’Incoronazione della Vergine, a destra S.Teresa.
L’altare maggiore ha un importante tabernacolo in legno dorato con colonnine tortili, angeli e santi e tre scene rappresentate dall’autore M.Cheferer nel 1636: l’Annunciazione, la Crocifissione e la Visitazione. La pala d’altare raffigura Cristo Salvatore del mondo tra S.Stefano e S.Mattia.Non si tratta di una chiesa ricca ma malgrado sia piccola, è accogliente e carina.
Un vero santuario in Valle non esiste, ma a Castaneda si ha una speciale devozione per la Madonna di Rè.
Infatti nella nostra chiesa si conserva un’immagine della Madonna del Sangue (Madonna di Rè), acquistata verso il 1800 da un certo padre Lorenzo da Teglio (Valtellina) missionario cappuccino, e l’ultima domenica del mese di aprile sono sempre numerosi i fedeli che si recano a Castaneda per i tradizionali festeggiamenti (messa, banco del dolce, bancarelle con vestiti, fiori e verdure). Per tradizione tutti usavano cucinare torta di pane e preparare capretto al forno nonché portare oggetti vari in chiesa che durante la messa venivano benedetti.La chiesa ottenne soltanto nel 1851 l’indipendenza da Santa Maria i.C.; infatti la prima volta viene menzionata in un documento col titolo del Divin Salvatore.
Nella visita pastorale del 1639 S.Stefano venne indicato come patrono.
Il cimitero venne costruito nel 1633 e rinnovato nel 1932, con dei contributi da parte di privati. Nel 1995 l’Esecutivo ha costruito dei loculi accanto all’ossario, ora tramutato in camera mortuaria.

Monumenti storici

Castaneda ha due monumenti storici: la casa del Cavaliere Gian Antonio Gioiero (personaggio storico molto importante) e la “pietra della costanza”.La casa del Cavaliere Gian Antonio Gioiero: situata a nord del paese, vicino al sentiero che conduce alla strada cantonale.
La casa a tre piani è molto grande ed è costruita in pietre. L’ingresso è a sud. Sulla facciata rivolta verso ponente, ad un’altezza di circa 130 cm., si trova, nel muro, una grande e profonda nicchia con l’immagine della Madonna col Bambino ed ai lati due Santi. Sotto l’immagine sta scritto: “Io Gaspar Guier ed suo fratello Guana hanno fatto fare questa opera del 1617”
La casa, che da tempo minacciava di cadere, è stata completamente riattata nel 1990, mantenendo le caratteristiche esistenti; in particolare l’affresco della Madonna.La pietra della costanza: anche questo viene considerato un monumento storico. Esso è tratto dalla leggenda del capraio Martinello.
Appena sotto Castaneda, vicino alla strada che una volta portava in Valle, nella zona oggi denominata “Ai Molin”, si trova ancora una pietra nella quale è impressa l’impronta di un piede; sotto sorge una cappelletta.
L’orma del piede è del glorioso Martinello che incise espressamente sopra un sasso terragno vicino ad una fontana. L’orma incisa sulla pietra è ancora chiaramente visibile.
Questa pietra potrebbe con ragione essere chiamata la pietra della costanza, poiché la povera fedele pastorella e amante del Martinello non mancò di mantenere la giurata promessa.
Leggenda: al tempo delle crociate, nell’anno 1095, ci fu una spedizione militare alla quale convocarono tutti i contadini, fra i quali anche un certo Martinel, un capraio di Castaneda. Quest’uomo era fidanzato con Elisabetta.
Prima di partire corse ad informare l’amata promessa sua sposa e, come per volersi assicurare della continua fedele costanza d’Elisabetta, il giovane e geloso Martinel l’obbligò con giuramento a visitare ogni giorno, fino al suo ritorno, un’orma del suo piede che aveva inciso su un sasso.
Purtroppo il suo amato non fece più ritorno.
Dopo la morte d’Elisabetta, i parenti dei due amanti, fecero costruire una piccola cappella al di sotto di quella pietra. Oggigiorno si può vedere la cappelletta a pochi passi dalla pietra che ormai con le frequenti alluvioni è andata in rovina ed è ceduta.

 

 

“Ancora un sasso secolar ricorda al cuore dei passanti il dolce patto che amore sacrò. Entro un sacello una Madonna piena di dolore eterna il pianto della pastorella.
E di sotto il montan fiume ancor canta le voci arcane de la vergin selva e il triste pianto de la pastorella”Poesia di “La pietra della costanza” tratta dal libro “Storia della Calanca” di Bertossa Adriano

Le tombe ed i reperti

La necropoli si estende sotto gran parte del villaggio. Le tombe, probabilmente, erano molto numerose. Esse fanno notare uno scavo lungo 2 metri, alto da 30 a 60 cm. e largo da 33 a 60 cm. La fossa è delimitata da pietre o da muretti a secco, grande quanto occorreva per contenere il defunto. Il coperchio della tomba era formato da un doppio o triplo strato di pietre. Si trovavano 0.70-1.70 m. sotto la superficie del terreno. Le tombe sono messe quasi tutte in due tipi di posizione.Nelle tombe esplorate sono stati trovati recipienti di bronzo, legno e argilla, monili, brocche a becco, fibule, anelli, braccialetti, oggetti di vetro e di terracotta e molti altri ornamenti.
Si trovarono perfino coltelli; ad eccezione di una spada trovata nel 1899, non si trovò nessun altra arma.Si aveva l’usanza di porre dei cibi e delle bevande nelle tombe. I vasi contenevano nocciole e miglio. Di solito i recipienti li collocavano ai piedi del morto. Una parte della popolazione era molto povera, ma dava il meglio ai suoi poveri morti.Le tombe sono diverse l’una dall’altra e si possono suddividere in tombe da donna, uomo e bambino. Il fondo di esse era sempre terreno vergine. A volte il cadavere lo si metteva sopra un asse e la testa su un cuscino di muschio.
Durante gli scavi eseguiti si trovarono pure diversi monumenti funerari di forma ovale o rotonda (1920-1931). Nel 1929 si scoprì una tomba nella quale si trovarono oltre 500 kg. di ferro, chiodi, coltelli; doveva essere la fossa di un fabbro che aveva l’officina. Gli oggetti di ferro trovati venivano lavorati a CastanedaGli scavi che hanno preceduto la costruzione del centro scolastico hanno portato alla luce uno strato di terra argilloso di colore giallastro-rossiccio / già 2400 anni a.C. si usava l’aratro di legno nel “Pian del Rémit” [luogo dove sorge l’attuale centro scolastico consortile].

I mulini

Appena sotto il paese, fra la strada cantonale che attualmente dal fondovalle porta a Castaneda e la vecchia strada che collegava il fondovalle con la Calanca Interna (ormai strada forestale), sorgono i resti dei vecchi mulini di Castaneda. Oggi si può ammirare qualche restigio: la macina in pietra, parte del locale-deposito e parte di un locale che doveva essere adibito ad abitazione.
I campi erano coltivati a patate, granoturco, miglio, lino, segale, frumento e saraceno.
Per macinare i cereali si servivano appunto del mulino, che era raggiungibile grazie ad una mulattiera.
L’acqua che metteva in movimento la ruota giungeva dal “Ria de Pisela”. Questi mulini funzionarono fino al tempo della guerra (1939-1945), poi chiusero l’attività.
Scoscendimenti ed alluvioni hanno distrutto le costruzioni mandando tutto quanto in rovina.
Fortunatamente negli ultimi anni (2000/2001) grazie all’interesse del Municipio di Castaneda e all’idealismo del forestale Thomas Käthner si è dato avvio alle opere di pulizia e di consolidamento di questi importanti oggetti che costituiscono una parte di storia del nostro paese.

 

LA STORIA è stata tratta dal lavoro di diploma “Castaneda, il giardino della Calanca” di Desy Pinchetti, Canobbio, aprile 1998

I Comuni della Valle Calanca

La valle Calanca conta oggi cinque comuni, con una popolazione inferiore ai mille abitanti.
I comuni che la compongono sono:

  • Rossa
  • Calanca
  • Buseno
  • Castaneda
  • S.ta Maria

Alcune date importanti riguardanti la valle Calanca

12.08.1296 

Si firma l’atto che fissa i confini tra il comune di Roveredo-S.Vittore e quello di Calanca.

La Calanca è rappresentata dai suoi dodici delegati.

1496 

La Calanca entra a far parte della lega Grigia.

1796 

La Calanca si divide, politicamente, in Esterna e Interna.
Esteriore: S.ta Maria, Castaneda Buseno e Cauco.
Interiore: Arvigo-Landarenca, Braggio-Selma, S.ta Domenica-Augio e Rossa-Sabbione.

1830 - 1831 

Costruzione della strada della valle.

1851 

La Calanca costituisce il 3° Circolo del distretto Moesa.

1866 

Spartizione dei beni Patriziati, rimasti in comunione sino ad allora.

 

Il Moesano nel corso dei tempi

Ca. 10000 a.C. 

Dall’assenza di vegetazione fino a una rada sterpaglia.

Ca. 9000 a.C. 

All’inizio fitta sterpaglia, poi il bosco ritorna a coprire il terreno, dapprima betulla, poi pino, i boschi si fanno rapidamente fitti.

Migrazione degi alberi termofili.

Ca. 7500 a.C.

A basse quote boschi misti di tigli e olmi, ontaneti; a quota più alte troviamo abiette, al limite della zona boschiva troviamo pini cembri e larici; espansione massima dei querceti e delle abetine; prime tracce di cultura, incendi; a Mesocco si trovano i reperti più vecchi. 

Ca. 4000 a.C. 

A basse quote boschi misti di tigli e olmi; in Mesolcina la Quercia assume un ruolo predominante, ontaneti; a quote più elevate regresso del abete bianco, migrazione della peccia che entro breve tempo assume un ruolo dominante; l’ontano nano (drosa) è frequente; raro il pino cembro; il larice si trova in una stretta fascia al di sotto del limite superiore del bosco; il faggio si trova fin nelle valli più superiori anche se raro.

3200 - 2600 a.C. 

Castaneda, Pian del Remit: resti di architettura, prime tracce di campicoltura (aratro!).

1400 - 1200 a.C. 

Mesocco, insediamento/centro abitato TecNev-Santa Maria del Castello.

600 - 500 a.C. 

Mesocco, necropoli presso l’attuale negozio Coop.

Fino al 200 a.C. 

Continuazione della presenza delle ricche tombe/sepolcri di Castaneda; accertata la presenza di campicoltura, viticoltura, betulleti.

Ca. 0 

Intensità dell’agricoltura piuttosto ridotta, agricoltura e viticoltura poco estese, castagneti e selve di noci rari o assenti.

Ca. 1000 d.C. 

Estensione massima dei castagneti, selve di noci, coltivazione di cereali e viticoltura; dissodamenti per far posto all’alpicoltura.

Ca. 1500 d.C. 

Regressione di tutte le piante coltivate nelle quote superiori. Passaggio alla sola praticoltura; a quota più basse sviluppo del mais.

Fonti bibliografiche
H. Zoller; Pollenanalytische Untersuchungen zur Vegetationsgeschichte der insubrischen Schweiz, 1960
Schweizerisches Landesmuseum Zürich; Die Lepontier, Grabschätze eines mystischen Alpenvolkes, 2001

 

Storia della valle Mesolcina e Calanca redatta da Gerry Mottis

 

Eco del monte

Appari! grido, Appari! alla montagna,
che senza fine lungo i giorni e il tempo
da me volge lo sguardo e resta sola.
Appari! la montagna mi risponde...
E questa voce non è ancora spenta
che già torna invincibile il silenzio
e l’orma antica pasce sulle rocce.

Remo Fasani

Il Comune

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